Ora i miei pomeriggi li passavo davanti alle macchine mantecatrici a vedere i processi di cristallizzazione delle miscele, a capire, a capire per eliminare i difetti, 5 grammi in più o 5 grammi in meno, un ingrediente piuttosto che un altro, poi il vino (ma questi come fanno per far quadrare il tutto) e dai e dai e dai, finalmente, cominciavo a vedere la luce.
Ora che presentazione potevo fare io, non volevo copiare nessuno, non è mai stato nel mio stile e, pensai, quindi, ad una formula fatta di tre momenti.
- Il vino: di ogni genere, bianco, rosso, dolce, secco, frizzante.
- Frutta fresca o a guscio, albicocche, frutti rossi, noci, mandorle, pinoli ecc.
- Marmellate, gelatine o miele di tutti i tipi.
Usavo la tecnica dei sommelier, ma al contrario: il sommelier cerca l’aroma nel vino, io assaporavo un vino e, trasportato dal gusto, pensavo a cosa mi sarebbe piaciuto mangiarci insieme.
Così sono nate le mie ricette, comprese le più riuscite.
Io ero/sono astemio ma lo capite da soli che dopo quelle sessioni di laboratorio qualche sera vedevo il mondo a fiori.
(continua)