Dopo la risoluzione del problema scarti alimentari, la sera in hotel con Vittorio parlavo di quanto fossero povere queste popolazioni, erano costretti a racimolare dagli scarti gli elementi per fare zuppe o pietanze per la cena…purtroppo era così. Nei giorni seguenti si era creato un clima di simpatia e piccola complicità tra me, Vittorio e il personale di laboratorio, Vittorio aveva cominciato a dare soprannomi a tutti e tutti ripetevano il loro soprannome ridendo, devo essere sincero….che giornate, piene di lavoro, di fatica, di stanchezza (faceva 45 gradi con una percentuale di umidità pazzesca) ma piene anche di sorrisi, di cordialità e del piacere di stare insieme. Un giorno ecco che Vittorio scivola e va a faccia avanti, una brutta caduta, per un po’ resta confuso ma per fortuna si riprende subito, vado dalla proprietà che aveva sentito il trambusto a spiegare cosa è successo, torno, e trovo Vittorio con lo staff che ridevano e mimavano lo scivolone di poco prima, quel giorno abbiamo prodotto più gelato di tutti gli altri giorni.
Con un clima così idilliaco si lavora meglio e di più.
Altra giornata cruciale è stata quando ci siamo messi in testa il gelato al tamarindo, tentiamo una, due, tre volte e sto gelato non se poteva magna’, neanche per cortesia ci dicevano che il gelato era passabile, un vero schifo, assaggiavano e dicevano “majialori” che tradotto….serve proprio che lo spiego?
A sera a cena ci ripetevamo questa parola e giù risate, al mattino dopo quando ci siamo rivisti la prima parola che ci siamo detti è stata proprio “majialori”, buongiorno ce lo siamo detti dopo aver smesso di ridere…