Ora si penserà, indicata la strada siamo a posto…. Beh te lo credi tu…. Purtroppo non era affatto così, avevo bisogno di crearmi un bagaglio di credibilità che non lo trovi al banco del mercato, devi lavorare e lavorare e lavorare, cercando di non inciampare in episodi negativi che purtroppo sono lì che ti aspettano.
Mi buttavo su tutto quello che mi veniva proposto, ho lavorato gratis, ho distribuito gelati solo per capire quale fosse la strada giusta, non la migliore perché al meglio (ma pure al peggio) non c’è mai fine. E una cosa avevo ben chiaro in testa, andrà come andrà ma l’impronta del mio gelato deve sempre rispecchiare la mia persona, nel bene o nel male.
“Bevitelo il vino”, “Ma che ti sei messo in testa”, “Gelato al vino? No grazie prendo un altro Gelato” oppure “Lei è parente del famoso chef”, ecco questi sono una piccola parte di quello che mi sentivo dire in quel periodo, una volta addirittura in un convegno di medici tenutosi a frascati, un medico con due collaboratrici mi si erano messi a prendere in giro, facendomi domande spiritose e ridendo delle mie risposte a modo perché non raccoglievo la loro provocazione, altra volta in un pranzo di lavoro dove per dessert sarebbe stato servito il mio gelato, fecero girare voce che nel gelato c’era uno scherzo, probabilmente un lassativo, finì che nessuno toccò il gelato e lo lasciarono sciogliere sul tavolo.
Dopo tutto questo mi ero un po’ demoralizzato, cominciavo a pensare che non avevo avuto una grande idea, e cercavo di darmi ancora una speranza.
Un giorno un mio cliente mi propone di partecipare al CIBUS 2007 che in via eccezionale si tiene a Roma, io rispondo, “Ma dove vado, neanche qua riesco a farmi apprezzare, ‘mo devo andare pure a Roma per fare delle figure di m….”, questo insiste per alcuni giorni poi tassativamente gli dico di no e tutto si chiude lì.
Ma io rosicavo, io non sono mai stato uno che si arrende facilmente, però non volevo sottopormi ad un altro bagno di ironie.
Invece due giorni prima dell’inizio del CIBUS, questo amico mi porta la documentazione della mia iscrizione al CIBUS, senza dirmi niente mi aveva iscritto, così in fretta e furia dovetti organizzare la mia esposizione, organizzare il lavoro al mio negozio e organizzare i 4 giorni di fiera.
Primo giorno di fiera arrivo con molto ritardo, e gli organizzatori mi guardano storto, prendo posto allo stand e mi affretto a organizzarmi, nel mentre di questo mi si avvicina un gruppo di japponesi che mi chiede degli assaggi, mi rendo disponibile ma subito torno alle mie cose, poi mi chiedono ancora assaggi e mi fanno qualche domanda, preso dalla mia ansia da ritardo evidentemente rispondo in modo insoddisfacente, allora dalle signore interpreti vengo sollecitato ad essere più professionale. “Che giornata, ho cominciato bene, sai come finirà!”.
I giapponesi vengono al sodo, “il suo gelato ci piace molto e le chiediamo se è in grado di lavorare il gelato anche con il nostro Sake, al posto del vino?”, resto in silenzio, vengo di nuovo ripreso, “ha capito? E disposto a darci una risposta, magari non subito?”, io quel momento mi chiedevo se avessi capito bene, con le orecchie piene di decisioni ricevute precedentemente, quelle parole non riuscivano a trovare strada, ci penso, il presidente di questo grande gruppo alimentare japponese, irritato mi fece dire di dare una disponibilità al più presto. Allora mi scrollai di dosso tutte le mie perplessità e accettai.
Seguirono circa due anni di contatti e di scambi di informazioni, cui fece seguito il mio gelato al Sake e l’inizio di una carriera con l’estero (India, Cina, Thailandia, Olanda, Ecuador) dove ho curato la formazione di gelatiere e gelatai che hanno adottato il mio programma di lavoro.